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Veron@ quotidiano - edizione del 5 ottobre 2001
 

Le danze sacre delle maschere Dogon a Verona

Una occasione eccezionale per conoscere ed aiutare una polazione africana dalla cultura unica e profonda

Programma
Le maschere e i Dogon
Presentazione del progetto
Punti informativi
Le associazioni coinvolte
Per aiutare

Programma

DANZE SACRE DELLE MASCHERE DOGON
spettacolo della compagnia
Awa Dances from Sangha - Mali
Teatro Peroni - San Martino Buon Albergo VR -Piazza del Popolo
venerdì 5 ottobre 2001- ore 21
 
Teatro Camploy – Verona - Via Cantarane 32
sabato 6 ottobre 2001- ore 21
ingresso gratuito offerta libera
WORKSHOP DI DANZE E MASCHERE
laboratorio con alcuni danzatori e musicisti Dogon
atelier/palestra del teatro Camploy- sabato 6 ottobre ore 16-18
a numero chiuso - iscrizione: £. 50.000
RITUALITÀ E MITOLOGIA DELLA SOCIETÀ DELLE MASCHERE
seminario introduttivo allo spettacolo con
Sekou Dolo, Apam Dolo, Marco Gay, Lelia Pisani, Giulia Valerio
Teatro Camploy – sabato 6 ottobre ore 18 – iscrizione: £. 20.000
UNA FESTA DI INCONTRO
I soci e amici di Metis Africa organizzano una giornata dedicata all’ospitalità, all’incontro, allo scambio in onore degli Awa Dances del Mali.
Sono previste varie attività, al chiuso e all’aperto, e specialità culinarie
Corte Molon – Verona – Lungadige Attiraglio
 domenica 7 ottobre, dalle ore 17 fino a tarda sera

L’associazione Metis Africa o.n.l.u.s. ospiterà a Verona la compagnia Awa Dances from Sangha (Mali) con uno spettacolo di danze sacre delle maschere Dogon, al Teatro Peroni di San Martino Buon Albergo il 5 ottobre, e al Teatro Camploy  il 6 ottobre prossimi.
 
Al Teatro Camploy precederanno lo spettacolo un workshop di danza e maschere con alcuni danzatori e musicisti dogon, condotto dalla psicologa e arteterapeuta Filomena Rosiello; e, inoltre, un seminario introduttivo al rito e alla mitologia della società delle maschere, condotto da: Marco Gay, psicoterapeuta, presidente della o.n.l.u.s. Metis Africa; Lelia Pisani, psicologa, che ha lavorato per venti anni in Mali con progetti di cooperazione; Giulia Valerio, psicoterapeuta, co-fondatrice della o.n.l.u.s. Metis Africa;  Apam Dolo, guida di Sangha, figlio di uno degli interpreti dell’antropologo francese Marcel Griaule; Sekou Dolo, capo della Società delle maschere di Sangha, esperto di danze, rituali, costruzioni di maschere e iniziazioni.

La domenica successiva, 7 ottobre, presso Corte Molon, i soci e gli amici di Metis Africa organizzano una giornata dedicata all’ospitalità, all’incontro, allo scambio in onore degli Awa Dances del Mali. Sono previste attività varie, interventi, e specialità culinarie, in compagnia di coloro che li hanno seguiti e con quanti hanno desiderio di conoscerli.

Le iniziative sono proposte e organizzate dalla o.n.l.u.s. Metis Africa, in collaborazione con la Fondazione AIDA, il Comune di San Martino Buon Albergo – Assessorato alla Cultura, l’Ufficio Scolastico Provinciale di Verona, il Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Verona, che ha dato inoltre il proprio patrocinio, e altre associazioni e istituzioni.

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Per informazioni e iscrizioni al work shop e seminario rivolgersi a:
Onlus Metis Africa - via Santa Felicita, 9 – Verona
Rita Bartolucci - tel. 045 8303266  - e-mail:  mari.pat@tiscalinet.it

Per informazioni sullo spettacolo al Teatro Peroni:
Comune di San Martino Buon Albergo – Biblioteca Civica
Piazza del Popolo – San Martino Buon Albergo VR
tel. 045 994338 - email: biblo.smba@tin.it - www.rcvr.org/smartino

Per informazioni sullo spettacolo al Teatro Camploy:
Fondazione AIDA – Vicolo Satiro, 6 – Verona
tel. 045 8001471 – email: fondazione@f-aida.it

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Metis Africa o.n.l.u.s. è stata fondata per favorire una cooperazione a specchio con la popolazione dei dogon del Mali, e per finanziare la costruzione di una scuola elementare e di un centro di salute nel villaggio di Bodio, vicino a Bandiagara sull’altopiano dogon. Il progetto di cooperazione internazionale è stato elaborato con O.R.I.S.S (Organizzazione Interdisciplinare Sviluppo e Salute). Iniziano, in questa ottica, scambi, inviti, spettacoli, che si fondano su amicizie e collaborazioni.
Il ricavato di tutte le attività, detratte le spese, è destinato al finanziamento del progetto.
Per eventuali versamenti: CARIVERONA BANCA SPA, ABI 06355/CAB 11700 C/C 1/12898591 intestato Metis Africa Onlus.

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I Dogon sono una delle etnie africane più conosciute, studiate e amate per il loro patrimonio di raffinata civiltà e di antiche conoscenze tramandate oralmente, che a noi richiamano per densità e ricchezza il mondo di Esiodo e di Omero.
 
Dall’antropologo francese Marcel Griaule, che dal 1931 ha scoperto con stupore questa popolazione che abita l’altopiano e la falesia di Bandiagara, in poi, gli studiosi hanno moltiplicato testi e ricerche sui loro costumi, sulla loro lingua, mitologia e religione.
 
I riti di ospitalità, l’accompagnamento di chi muore nel lungo viaggio con cui si distacca dai vivi fino a diventare un antenato, l’attenzione sacra alla fertilità della terra e della donna, la ricchezza dei miti cosmogonici, ogni attività religiosa trovano il loro fulcro nella danza e nella maschera.
 
Le maschere vennero create quando nel mondo nacque la morte. Una volta gli uomini erano immortali, finché un giorno un vecchio, irato con i giovani, infranse una regola sacra e si espresse in un linguaggio vietato. L’evento provocò la prima morte: la sua, cui seguirono le altre e una ridistribuzione delle energie cosmiche.
 
Con la morte lo “nyama”, l’energia vitale, perde il suo supporto: le maschere vengono allora create per sostituirsi al corpo perché questa energia non circoli libera, provocando danni. Molte sono maschere di animali, e servono al cacciatore per proteggersi dal nyama dell’animale ucciso. Nella tradizione dei dogon sono utilizzate per la grande festa del “sigui” per i funerali, e per il dama, il rito che accompagna l’anima del morto dal villaggio alla sede degli antenati. L’anima abbandona i suoi vincoli terreni e diviene un protettore della comunità.
 
La volpe pallida, il figlio rivale del Dio creatore, ha inventato la danza per piangere il padre che credeva morto: si è vestito delle fibre con cui sono tessute le maschere, e, «danzando, parlava. Perché le fibre sono piene di umidità e di parola: gesticolando la memoria del padre, disegnava il mondo e il suo avvenire. La prima danza che si conobbe era una danza di divinazione.
 
Molto tempo dopo, quando gli uomini erano comparsi sulla terra, nacque la danza di resurrezione, ritmata dal tamburo, dove i danzatori mascherati e cinti di fibre rosse diventavano frammenti di sole».
Nacque poi la società delle maschere: il suo corpo di ballo diviene l’immagine del mondo intero. Quando si mette in moto nella piazza pubblica, danza il sistema del mondo, è simbolo della fucina che ritma il movimento dell’universo».
(parole del saggio Ogotemmeli, di Ogol basso, Sangha. In: Marcel Griaule Dio d’acqua. Red, Como, 1996).
 
Le maschere, costruite in legno, oppure tessute di fibre, raccontano il mondo visibile e quello invisibile: per danzare la vita, la fertilità e il passaggio della morte evocano antilopi e rinoceronti, lepri e gazzelle, scimmie nere e bianche e rosse, iene e ghepardi, buoi ed elefanti, cicogne e struzzi, picchi e coccodrilli, e poi il creatore che mostra la terra e il cielo con le sue braccia come un uccello che plana ad ali spiegate, il vecchio saggio catturato da una donna che non riesce più a chiudere la sua bocca, l’unica donna che danza con gli uomini, il cacciatore esperto in rimedi potentissimi, che abita la boscaglia e i suoi pericoli mortali, il guaritore che conosce le parole per gli spiriti, la fanciulla destinata a proteggere i vivi dalla morte, e la spettacolare casa di famiglia, maschera alta cinque metri, intagliata in un solo pezzo di legno, che è ad un tempo uomo, albero e serpente.
 
Vestiti di rosso, bianco, azzurro e nero, ornati di cauri, appoggiati a trampoli o a bastoni, i danzatori mascherati disegnano la bellezza e l’energia, la forza e la grazia di una popolazione tra le più antiche e sapienti del mondo.
 

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QUALCHE NOTIZIA SUL PROGETTO

I settemila abitanti dei quindici villaggi intorno a Bodio (provincia di Bandiagara in Mali) hanno rivolto a noi una richiesta di aiuto e di collaborazione per poter costruire, equipaggiare ed avviare un Centro di Salute Comunitario e una scuola elementare. La domanda nasce dalla amicizia e dalla fiducia che dura da più di venti anni con due soci che lì hanno vissuto, lavorato e condotto ricerche. La richiesta è stata promossa all’unanimità da tutti i rappresentanti (capi-villaggio, capi-famiglia, agenti sanitari di base, associazioni dei guaritori tradizionali) di questo territorio, che si estende per circa 300 kmq, collegati con una pista di 20 km al capoluogo, e per il resto raggiungibili con difficoltà con automezzi 4x4 o addirittura solo in bicicletta o a piedi.

Questi villaggi vivono in uno stato di povertà estrema, ai limiti della sussistenza. Gli abitanti lavorano duramente una terra semidesertica per ricavarne miglio e cipolline, a volte un po’ di riso. La denutrizione, l’assoluta mancanza di medicine e antibiotici, la diffusione di malattie infettivo-parassitarie provoca un tasso di mortalità infantile del 23 per cento. L’analfabetismo raggiunge il 95 per cento.

La scelta del terreno per la costruzione è stata concordata tra il villaggio, i rappresentanti degli enti che sostengono il progetto, l’imprenditore locale; la disposizione delle strutture è stata studiata in modo da rispettare il più possibile lo stile di vita dei dogon, tenendo conto, nella misura del possibile, della pedagogia moderna. Verrà avviata la costruzione di tre classi per circa cinquanta bambini l’una, di due uffici (uno per la direzione, l’altro per gli scambi e i gemellaggi, le attività culturali e di raccolta dei materiali) e di un magazzino con piccola farmacia. Sarà predisposta una struttura ad anfiteatro per attività didattiche allargate, spettacoli, feste, e riunioni dei genitori, oltre a tre latrine, ad uno spazio per potersi lavare, vicino al castello d’acqua, e una porzione di terreno da coltivare ad orto.

La cura e la prevenzione vengono svolti nel villaggio di Bodio da otto terapeuti tradizionali, che coprono diverse specialità, cui fanno capo altri quarantotto terapeuti dalle località vicine, e da un operatore sanitario di base. Le donne più anziane del villaggio, in assenza di una figura specializzata, costituiscono le risorse locali per l'assistenza alla gravidanza, al parto e al puerperio e per le malattie neonatali e infantili. Costruire un luogo di accoglienza per i malati, per la consultazione, ed un magazzino per l’essiccaggio e la manutenzione delle erbe medicinali permetterà anche attività di ricerca, formazione e consulenza che dovrebbero consentire un progressivo incremento qualitativo e quantitativo delle attività curative, preventive e di riferimento. In quest’ottica, è prevista la collaborazione di un medico convenzionale che opera al Centro di Medicina Tradizionale di Bandiagara, due volte al mese.

Il progetto vuole da un lato offrire un aiuto concreto e operativo agli abitanti della regione subsahariana, e dall’altro promuovere con loro uno scambio culturale. In prospettiva, si propone di avviare anche possibili rapporti di reciproca conoscenza tra bambini e ragazzini maliani e italiani. Una ‘cooperazione a specchio’, oltre che arricchente e piena di stimoli e suggestioni, ci sembra molto importante in una società come la nostra, che si avvia ad una multiculturalità sempre più marcata. D’altro canto, può aiutare i maliani a conoscere meglio e a interagire con il mondo occidentale europeo.

Il presente progetto è il frutto di una missione di fattibilità congiunta cui hanno partecipato rappresentanti delle due Associazioni (P. Coppo, M. Gay, L. Pisani, G. Valerio) nel periodo Dicembre-Gennaio 2000-2001, e che segue a una precedente missione di ORISS nel Gennaio 2000.

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LE ASSOCIAZIONI PROMOTRICI

Il progetto è stato studiato e viene sostenuto da due associazioni italiane. ORISS (Organizzazione Interdisciplinare Ricerca Sviluppo e Salute), associazione riconosciuta in Mali dal Ministero degli Interni, è stata fondata nel 1990 da alcuni tecnici provenienti da esperienze di cooperazione all'estero e di studio e pratica delle Medicine Tradizionali (MT); svolge attività di formazione (verso operatori della scuola e socio-sanitari, soprattutto sui temi dell'interculturalità e delle società multiculturali) e di informazione (pubblica una rivista semestrale, i Fogli di ORISS, una collana di libri e produce documenti audiovisivi). A queste attività ha associato fin dall'inizio interventi di micro-cooperazione concentrandosi in particolare nella Repubblica del Mali: è nel contesto di queste attività che a ORISS si sono rivolti alcuni villaggi dell'altopiano di Bandiagara per un aiuto, oggetto della presente proposta.
METIS, centro di ricerca e formazione permanente, è una Associazione culturale che riunisce psicoterapeuti, psicologi, pedagogisti, psichiatri, insegnanti e studiosi di scienze umane desiderosi di trovare un punto di incontro, di lavoro e scambio libero da gerarchie istituzionali e scolastiche. Fondata a Verona nel 1993, ha partecipato ed ha promosso seminari e convegni; pubblica i Quaderni di Metis. Sta promuovendo una ricerca-azione sui temi del razzismo, e della multiculturalità. Gli interessi principali dei soci riguardano i sistemi di amplificazione dei modelli culturali a partire dalla psicologia del profondo, dallo studio della storia delle religioni e delle mitologie all'antropologia, dall'etnopsicoterapia alla filosofia con particolare riferimento all'ermeneutica.

Le associazioni raccoglieranno fondi attraverso attività di sensibilizzazione, di promozione, e spettacoli e mostre atti a valorizzare e diffondere la cultura di quelle aree.
METIS, per favorire una cooperazione a specchio con la popolazione dei dogon del Mali, e per finanziare più agevolmente l’iniziativa, ha costituito l’o.n.l.u..s. Metis Africa. Per versamenti e quote associative a favore del progetto, è stato aperto un conto corrente presso la CARIVERONA BANCA S.p.A., ABI 06355 - CAB 11700  c/c n°  1/12898591, intestato Metis Africa.

I Dogon sono una popolazione che abita sull’altopiano e la parete rocciosa del Mali, nell’Africa subsahariana. Nonostante un’economia ai limiti della sussistenza e l’altissima mortalità infantile, il loro patrimonio di civiltà e di conoscenza è ricchissimo e antico. La tradizione orale mantiene viva la trasmissione di miti, cosmogonie e rituali che a noi richiamano il mondo di Esiodo e di Omero. Le loro maschere, studiate dagli antropologi per il loro interesse etnologico, mettono in scena animali e spiriti, e la potenza dell’energia che anima il mondo. I movimenti delle danze sono frammenti di universo, che ricollegano il mondo invisibile con quello visibile, il mondo sacro dei morti e degli antenati con quello, altrettanto sacro della vita, dove fertilità e ospitalità tessono le relazioni umane.

Metis Africa o.n.l.u.s., con sede a Verona in via S. Felicita 9, è stata fondata per favorire una cooperazione a specchio con la popolazione dei dogon del Mali, e per finanziare la costruzione di una scuola elementare e di un centro di salute nel villaggio di Bodio, vicino a Bandiagara. Il progetto è stato elaborato con O.R.I.S.S (Organizzazione Interdisciplinare Sviluppo e Salute). Iniziano, in questa ottica, scambi, inviti, spettacoli, che si fondano su amicizie e collaborazioni.
Hanno collaborato e reso possibili queste iniziative: la fondazione AIDA, il Comune di San Martino Buon Albergo, l’Ufficio Scolastico Provinciale di Verona, il Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica dell’Università agli Studi di Verona, che ha dato inoltre il proprio patrocinio.
 
Il ricavato di tutte le attività, detratte le spese, è destinato al finanziamento del progetto di cooperazione per l’educazione e la salute nel villaggio di Bodio, sull’altopiano dogon.
Per eventuali versamenti: CARIVERONA BANCA SPA, ABI 06355/CAB 11700 C/C 1/12898591 intestato Metis Africa Onlus.

Onlus Metis Africa – Via S. Felicita, 9 – 37121 VERONA

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a
Rita Bartolucci 045 8303266 – e mail: mari.pat@tiscalinet.it

 

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