Gardaland: solo una multa per i 3 delfini morti. LAV "Chiudete i
delfinari"
Non saranno processati gli addestratori e i veterinari della struttura
del delfinario di Gardaland, accusati di maltrattamento di animali (art.
727 C.P. ) per la morte di tre delfini - Romeo, Hector e Violetta - avvenuta
in circostanze sospette nel giro di poche settimane tra il 1999 ed il 2000.
Grazie al pagamento di un'oblazione di 50 milioni di lire, i responsabili
della struttura di Castelnuovo del Garda sono riusciti a sfuggire al processo
nel quale la LAV, patrocinata dell'avvocato Claudio Avesani, aveva annunciato
l'intenzione di costituirsi parte civile.
"Per gli animali le vie della giustizia sono sempre molto tortuose
e questa vicenda lo conferma: a quanto pare in Italia far morire un delfino
costa appena una decina di milioni di lire, stando a quanto ci insegna
questa vicenda, e per i tre delfini deceduti a Gardaland non esistono colpevoli
perché quelli rinviati a giudizio non verranno mai processati",
ha commentato Giovanni Guadagna, responsabile nazionale Zoo ed Acquari
della LAV.
Sotto processo dovevano finire Enrico Ghinato in rappresentanza della
struttura, l'addestratore Jones Martin Philip ed i veterinari Ede Simon
Douglas e David Taylor, quest'ultimo noto "difensore" di circhi e delfinari.
Il 4 febbraio si terrà l'ultima udienza su questa vicenda, per la
conferma dell'avvenuto pagamento dell'oblazione.
La Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie
di flora e fauna in via di estinzione, alla quale anche l'Italia ha aderito,
vieta la detenzione dei delfini, consentendola solo per la ricerca scientifica;
i delfinari italiani aggirano il divieto con la motivazione di compiere
ricerche scientifiche di fatto inesistenti.
Oltre ad essere stressati, gli animali degli acquari sono sottoposti
ad un ambiente insalubre: i referti post-mortem eseguiti in altre strutture
dagli stessi veterinari di Gardaland hanno diagnosticato la presenza massiccia
di tossine mortali prodotte da batteri antibiotico-resistenti.
"La via con la quale i responsabili di Gardaland si sono procurati
questa "assoluzione di fatto" getta ulteriori ombre su una struttura dove
troppi delfini hanno trovato la morte in circostanze poco chiare: per uno
degli animali si parlò inizialmente di un arresto cardiaco ma l'esame
autoptico rivelò la frattura traumatica della colonna vertebrale
- conclude Giovanni Guadagna - Vista l'impossibilità di avere giustizia,
la LAV non può che tornare a chiedere, con forza ancora maggiore,
la chiusura di Gardaland e di tutti i delfinari italiani".
Popolare: fusione Verona-Novara, nasce superbanca
Sarà operativo entro aprile 2002 il Banco Popolare di Verona
e Novara, settimo gruppo bancario italiano con 1.116 sportelli e oltre
3 milioni di clienti, in prevalenza privati e piccole-medie imprese. Questa
sera i due consigli di amministrazione hanno detto sì, all'unanimità,
alla fusione.
Entro gennaio 2002 i progetti saranno approvati dai consigli di amministrazione,
poi entro marzo ci saranno le assemblee straordinarie per approvare l'atto
costitutivo del Banco Popolare. Sempre entro marzo saranno convocati, in
sede ordinaria, i soci della Novara ai quali sarà distribuito un
dividendo straordinario di 1,5 euro per ciascuna azione Bpn fino ad un
massimo di complessivi 411,1 milioni di euro.
Il rapporto di concambio - uno dei punti più sofferti della
trattativa - è stato individuato in un'azione del Banco Popolare
di Verona e Novara ogni azione Bpvr e un'azione del Banco Popolare ogni
due azioni Bpn.
Il Banco Popolare di Verona e Novara, che avrà sede a Verona,
sarà presieduto da Carlo Fratta Pasini, attuale presidente di Bpvr,
mentre Siro Lombardini, oggi numero uno di Novara, sarà vice presidente
vicario. Amministratore delegato sarà Fabio Innocenzi (attuale direttore
generale di Bpvr), direttore generale Piero Montani (oggi ad Bpn). Il cda
sarà formato da 20 consiglieri, 7 dei quali saranno scelti tra personalità
delle aree di radicamento storico della Popolare di Novara.
Il progetto prevede, contestualmente alla fusione, lo scorporo dell'azienda
bancaria Bpn, costituita dalla rete di sportelli ubicata nelle zone di
presenza storica, a favore di una società per azioni interamente
posseduta dalla capogruppo e denominata Banca Popolare di Novara. La presiederà
Lombardini e Montani sarà l'amministratore delegato.
La nuova banca avrà l' 89 per cento dei 1.116 sportelli concentrati
nel nord, impieghi a clientela ordinaria pari a 31 miliardi di euro, raccolta
diretta pari a 33 miliardi di euro, un utile netto di 159 milioni di euro.
Sarà l'ottavo gruppo in Italia per il risparmio gestito di 26 miliardi
di euro e avrà una capitalizzazione di borsa di 3,3 miliardi (settimo
in Italia). Sulla base di una stima preliminare la previsione è
di conseguire con l'integrazione sinergie lorde per un totale pari a 145
milioni di euro (87 milioni nel 2005, a regime): deriveranno da maggiori
ricavi per 54 milioni di euro e da minori costi per 91 milioni di euro.
Villafranca: 4 cinesi denunciati per sfruttamento
I carabinieri di Villafranca hanno denunciato quattro cinesi, titolari
di altrettanti laboratori di confezioni. L'accusa per gli stranieri è
di aver dato lavoro a connazionali clandestini.
Gli indagati erano già stati denunciati per lo stesso reato
un anno fa quando i militari sorpresero al lavoro cinesi irregolari.
Il blitz degli investigatori è scattato la scorsa notte nel
comune veronese di Sona. All'interno dei laboratori tessili sono stati
trovati 27 cinesi, provenienti dalla provincia di Zhejiang, tutti sprovvisti
di permesso di soggiorno in Italia e di documenti di identità.
Gli irregolari sono stati accompagnati all'ufficio stranieri della
questura di Verona per le pratiche di espulsione.
I laboratori, utilizzati anche come dormitori, sono stati posti sotto
sequestro.
Collettore: funziona male e inquina il Mincio
Il collettore di Peschiera non funziona correttamente e le richieste
di acqua del Garda, da parte di privati o consorzi, sono superiori al reale
utilizzo. E' quanto emerso nel corso della quinta riunione della nuova
Commissione per la regolamentazione dei livelli del Lago di Garda. Il collettore
avrebbe un difetto di progettazione e il depuratore scarica nel canale
Seriola e quindi nel Mincio, inquinandoli. Inoltre le concessioni agli
utilizzatori di acqua del Garda, come i consorzi, gli agricoltori, la centrale
elettrica, sono superiori all'effettiva uscita di acqua dalla diga di Salienze
e questo significa che le riserve non sono utilizzate come, invece, dichiarato.
In sostanza, spiegano i tecnici, durante l'estate molti comuni del Garda
si ritrovano senza acqua o con acqua razionata mentre, durante tutto l'anno,
gli utenti avrebbero richiesto disponibilità di acqua che poi non
impiegano realmente. |
IL FATTO DEL GIORNO
Storia: piemontesi o veneti? Sette seminari sulla Serenissima
La battaglia di San Martino e Solferino non è stata una battaglia
dell'esercito italiano contro lo straniero oppressore, ma uno scontro tra
l'esercito francopiemontese e quello austroveneto, una battaglia quindi
tra popolo ‘fratelli'. E' uno degli esempi di storiografia ormai datata,
citati dal Presidente del Consiglio veneto Enrico Cavaliere, che impone
l'obbligo ai veneti e all'istituzione che li rappresenta di riscrivere
il proprio passato con maggiore obiettività. Dalla ricca eredità
delle istituzioni di ieri indicazioni per il futuro istituzionale del Veneto.
E' questo il motivo ispiratore del ciclo di seminari di studio promossi
dal Consiglio regionale del Veneto nelle sette province venete, su "Istituzioni,
economia e società nella Repubblica veneta", un progetto culturale
per far conoscere le istituzioni della Repubblica del leone alato. Un progetto
pensato dal Consiglio veneto proprio in funzione dell'attuale fase di riscrittura
della propria carta costituzionale. Primo appuntamento mercoledì
14 novembre, a Rovigo, nella prestigiosa sede dell'Accademia dei Concordi:
ricercatori e docenti universitari approfondiscono le istituzioni di governo,
quelle professionali e culturali dell'antica Repubblica veneta.
I seminari successivi si svolgeranno il 28 novembre a Belluno, nel
Palazzo della Crepadona (temi: la struttura dello Stato veneziano, gli
statuti locali e il caso bellunese, la politica linguistica della Serenissima),
il 1° marzo a Verona, nell'Accademia di Agricoltura, Scienze e lettere
(tendenze e problemi dell'economia veneta tra Cinquecento e Settecento,
il governo della Serenissima), il 17 aprile a Padova, nel Palazzo del Bo
(le istituzioni di una Repubblica anfibia, la storia marittima e la politica
scolastica della Serenissima). A Vicenza, Treviso e Venezia i seminari
di studio saranno programmati nella seconda metà del 2002.
"Il progetto intende coinvolgere tutto il Veneto –spiega il Presidente
del Consiglio veneto, Enrico Cavaliere– nella convinzione che il Veneto
contemporaneo è l'erede storico dello "Stato da tera", cioè
l'erede di quel territorio che va da Pola alla Valtellina, che nel corso
di una sedimentazione plurisecolare è riuscito a far propria una
cultura di governo capace di armonizzare il rispetto per le specificità
locali, la coesione civile e l'autorevolezza delle istituzioni".
"Il Veneto contemporaneo –continua il Presidente dell'Assemblea veneta–
deve riappropriarsi della propria storia, in particolare della storia delle
istituzioni della Serenissima che hanno rappresentato il punto di forza
di uno stato assunto al rango di potenza mondiale nei secoli passati. E'
una consapevolezza che deve essere ben presente ai veneti di oggi, in un
momento in cui siamo chiamati a riscrivere la nostra storia e i nostri
libri di testo".
Le relazioni e gli approfondimenti prodotti dai seminari del Consiglio
regionale diventeranno materiale di formazione per i docenti e di divulgazione
nelle scuole. Le prime schede divulgative saranno dedicate al metodo di
votazione nelle istituzioni della Serenissima, utile parametro di confronto
storico per una regione chiamata a riscrivere la propria legge elettorale.
A far rivivere ricchezza e saggezza delle antiche istituzioni venete
sono docenti universitari dei diversi atenei veneti: Gino Benzoni, ordinario
di storia della storiografia all'università di Venezia e direttore
dell'Istituto di storia della società e dello stato veneziano della
Fondazione Cini di Venezia, Massimo Costantini, ordinario di storia economica
e responsabile per l'area veneta del progetto di ricerca sui "Gruppi di
mestiere in Italia", Silvia Gasparini, ricercatrice presso l'università
di Padova e autrice di ricerche sul sistema giuridico veneziano, Gherardo
Ortalli, ordinario di storia medievale all'università di Venezia,
Giorgio Zordan, ordinario di storia del diritto italiano nella facoltà
di giurisprudenza di Padova, Gianna Marcato, docente di dialettologia italiana
all'università di Padova.
Il progetto culturale nasce anche con il contributo finanziario della
Federazione veneta delle casse di credito cooperativo, "originale espressione
della cultura solidaristica del popolo veneto", come ha ricordato il Presidente
della federazione veneta Amedeo Piva, "impegnate sin dalle origini a promuovere
e divulgare la conoscenza del territorio e della civiltà veneta
con il coinvolgimento delle istituzioni".
L'appuntamento rodigino, con inizio alle 15.30, prevede, dopo l'intervento
del Presidente del consiglio regionale Enrico Cavaliere, le relazioni di
Silvia Gasparini ("Le istituzioni di governo della Repubblica veneta"),
Massimo Costantini ("Le corporazioni di mestiere") e Gino Benzoni ("Le
accademie: forme e contenuti"). Seguirà una comunicazione sulla
ricerca condotta dall'Associazione culturale minelliana sui rettori veneziani
nella Rotonda di Rovigo. |
Derby: Nizzola, inno è solo degli azzurri
"L'inno nazionale appartiene soltanto alla maglia azzurra". Così
Luciano Nizzola, ex presidente della Federcalcio e attuale membro della
giunta del Coni, ha reagito all'ipotesi di far suonare l'inno di Mameli
domenica prima del derby di Verona.
Su proposta del sindaco Michela Sironi, il club scaligero aveva presentato
una richiesta in tal senso alla Lega, che aveva subito risposto di non
aver nulla in contrario.
Favorevole anche il commissario straordinario della Figc Gianni Petrucci
che aveva commentato: "Per cantare l'inno non si deve chiedere alcuna autorizzazione".
Povertà: 200 milioni per senza fissa dimora
Per affrontare il grave problema sociale delle persone che versano
in stato di povertà estrema e senza fissa dimora, la Giunta veneta
ha assegnato 1.3 miliardi complessivi ai comuni capoluogo del Veneto che
hanno presentato progetti di intervento rivolti a potenziare i servizi.
Anche nel Veneto, a fronte di un benessere diffuso e consolidato crescono
forme di nuove povertà e di emarginazione sociale, soprattutto nei
grandi comuni urbani, rappresentate da anziani e disabili abbandonati,
da disoccupati permanenti, da alcolisti, da tossicodipendenti, da malati
psichici, ex detenuti, donne e minori maltrattati, persone senza fissa
dimora. I progetti di intervento presentati in Regione potevano indirizzarsi
alla realizzazione, all'ampliamento o all'innovazione di centri e di servizi
di pronta accoglienza, nonché interventi socio-sanitari (visite
medico specialistiche, medicinali, prestazioni di operatori sociali), servizi
per l'accompagnamento e il reinserimento sociale delle persone in questione.
Nel dettaglio, del miliardo e 300 milioni distribuiti dalla Regione, 200
milioni arriveranno al Comune di Verona per il progetto "Interventi urgenti
per le situazioni di povertà estrema". |