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Ospedali: scambio pre-elettorale per San Massimo?
Si sarebbero "venduti" San Massimo. La denuncia è di Forza Italia ed è emersa durante il dibattito in commissione consiliare a Verona sul futuro degli ospedali di Verona. L'ex candidato sindaco della Casa delle Libertà, Pierluigi Bolla ha chiesto se corrisponda al vero che il seminario di San Massimo è stato venduto poco prima delle elezioni di giugno e che il mediatore dell'operazione sarebbe stato un professionista molto vicino alla Fondazione Zanotto. Il sindaco Zanotto "quasi" conferma, poiché nella replica ha spiegato che proprio quel contratto di vendita potrebbe adesso non rendere più disponibile San Massimo a qualsiasi destinazione di tipo ospedaliero. Zanotto ha concluso ribadendo che qualunque cosa sia stata fatta è avvenuta nella massima trasparenza. Nel corso dell'incontro sono stati ufficializzati i pareri dei due tecnici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, come informalmente avevamo riferito un mese fa, bocciano entrambi la ristrutturazione di borgo Trento e propongono un nuovo nosocomio unico in borgo Roma. Il centrodestra rimane invece a favore della ristrutturazione di borgo Trento, con l'eccezione dell'UDC che mira ad una terza soluzione: un nuovo polo a nord della città. Finanza: BancaVerde apre a Verona
Sanità: progetti reinserimento non vedenti
CronacaFlash
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Dolci veneti: un libro dallo strudel al pandoro
Pane e dolci, un modo per raccontare il Veneto attraverso la sua tradizione gastronomica. E' stato presentato ieri il volume "Dolci e pani del Veneto. Storie e ricette dalla Serenissima alla Mitteleuropa" realizzato congiuntamente dall'editore Terra Ferma di Vicenza e dalla giunta regionale nella collana "Calieri", in cui erano già state pubblicate in coedizione altre due opere dedicate al radicchio di Treviso e al baccalà. E' una collana che sta mettendo assieme i tasselli di un grande quadro che parla della produzione agroalimentare e della gastronomia veneta. Un patrimonio culturale che la Regione vuole riscoprire e rivalutare. Il libro, fatto non solo di ricette ma anche di ricerca, consente di raccontare la nostra identità e la nostra storia. Non vogliamo che arrivi sulle nostre tavole quella "globalizzazione" dei sapori che non ci appartiene" hanno spiegato i curatori della pubblicazione. C'è un sostrato culturale importante che alimenta la tradizione dolciaria e la panificazione nel Veneto. Nonostante l'evoluzione tecnologica non ci sono stati molti cambiamenti rispetto al passato. La cultura gastronomica è una eredità da tramandare, con tutti i significati di civiltà che essa racchiude. I dolci, infatti, non hanno frontiere e attraverso la loro storia è possibile ripercorrere la storia dell'Europa. Un esempio emblematico è quello dello strudel. Nato a Bisanzio con il nome di "baklava", si è diffuso in tutto il Medio Oriente, trovando in Turchia la sua terra d'elezione. Seguendo le conquiste dei Turchi, il dolce è arrivato prima nella penisola balcanica e nel 1547 in Ungheria dove cambiò nome e composizione, venendo identificato come "strudel". Nell'impero austro-ungarico il dolce divenne tra i più diffusi e dopo il Congresso di Vienna del 1815 entrò alla grande anche nella tradizione gastronomica delle Tre Venezie. Ma non è stato un caso isolato - ha concluso Rorato - perché la Repubblica di Venezia ha sempre avuto l'accortezza di portare a casa tutto ciò che di buono ha trovato nella sua espansione e nei suoi contatti commerciali. L'ultimo dolce nato nel Veneto è il pandoro (1892). Ma ogni area geografica ha una sua identità, dietro a cui c'è la grande capacità creativa dei Veneti.
Chievo: Legrottaglie quasi "romano"
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