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Veron@ quotidiano - edizione del 16 gennaio 2003
Dopo la giusta e doverosa condanna dello squadrismo fascista, e
in attesa delle decisioni della magistratura, forse vale la pena porsi
qualche domanda sul vergognoso episodio accaduto l'altra sera negli studi
di Telenuovo.
Non sappiamo se l'aggressione in diretta sia stata spontanea o se fosse
organizzata. Il fatto è che la televisione ha sempre più
bisogno di alzare gli ascolti. Ed è più facile richiamare
l'attenzione con la violenza (appellandosi agli istinti più bassi
dei telespettatori) che non proponendo iniziative intelligenti (che sollecitano
il buongusto e la cultura del pubblico). La televisione, per fare concorrenza
alla realtà, vuole più insulti, più volgarità,
più violenza di quella che già esiste per le strade.
E così un pestaggio in diretta tivù entra in tutte le
case ed è più efficace di una qualsiasi pestaggio che può
avvenire in una squallida e semioscura periferia.
La televisione, poi, replica se stessa. Il pestaggio di Telenuovo è
diventato cibo per ogni altra televisione, rimandato in differita da Rai
e Mediaset.
Così la violenza, vera o falsa che sia, viene moltiplicata all'infinito.
C'è un solo modo per spezzare questa catena perversa. "Il rumore
non può imporsi sul rumore" diceva Gandhi "il silenzio, sì".
Perciò chi vuole rifiutare questo abbrutimento culturale ha
uno strumento decisivo: usare il telecomando per spegnere la tivù.
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