L'ANGOLO della BICICLETTA

 
LE LETTERE DI OGGI

Veron@ quotidiano - edizione del 25 gennaio 2003


 
 

STRETTO DI MESSINA: PONTE VIETATO ALLE BICICLETTE

 
 

IL PROGETTO NON PREVEDE PISTE CICLABILI

UNA DIMENTICANZA TUTTA ITALIANA



Il Corriere della Sera di mercoledì 15 gennaio, rispetto agli altri quotidiani che hanno dato ampio risalto alla conferenza stampa di presentazione del progetto del Ponte sullo stretto di Messina, è l'unico che ha evidenziato come lungo il Ponte non è prevista la percorrenza a piedi. Le due corsie laterali, separate fisicamente da quelle autostradali e riservate "ad auto di servizio e pedoni" saranno di fatto vietate al transito pedonale ordinario e utilizzabili soltanto come vie di fuga nel caso in cui, per ragioni di sicurezza, gli automobilisti debbano evacuare i loro veicoli, diventando quindi, e solo in questo caso, pedoni.
 

Nessuno ha invece evidenziato il fatto che il progetto ha clamorosamente dimenticato l'esistenza di un'altra categoria di utenti della strada: i ciclisti. Siano essi utilizzatori quotidiani della bicicletta o cicloturisti italiani e stranieri, questi ultimi sempre più presenti nelle regioni meridionali e in Sicilia in particolare, grazie all'opera di tour operator americani e tedeschi, specializzati in viaggi in bicicletta. Cosa diranno a costoro il Presidente del Consiglio, il Ministro delle Infrastrutture e il Presidente della Società "Stretto di Messina" per giustificare il divieto di transito del ponte alle biciclette?
 

La FIAB onlus - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, comunque fortemente preoccupata per il notevole impatto ambientale derivante dalla realizzazione di un opera di così grande complessità in una zona, tra l'altro, a forte rischio sismico e vulcanico, denuncia il forte ritardo culturale tutto italiano in materia di progettazione della viabilità dedicata al taffico lento, ciclabile e non motorizzato. D'altro canto, la mancata assegnazione di nuove risorse con la Finanziaria 2003 alla legge n. 366/98 sulla mobilità ciclistica, è la conferma dello scarso interesse verso questo tipo di mobilità sostenibile.
 

 
 
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