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Veron@ quotidiano - edizione del 05 marzo 2003

Donne, invito alla politica

di Rosetta Rizzini
Presidente del Consiglio Comunale di Villafranca


Giovedì 20 Febbraio, il Senato, con un consenso pressoché unanime, ha votato la modifica all'art. 51 della Costituzione, aggiungendovi un 2° comma: "La Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso a uffici pubblici e cariche elettive". Stefania Prestigiacomo, il ministro che è riuscito a portare a termine il doppio iter parlamentare, dichiara soddisfatta che è stato raggiunto un grande traguardo che, in concreto, rafforza la presenza delle donne in Parlamento e nelle Amministrazioni locali. Ora la modifica va recepita dalle Leggi Elettorali e dai Partiti, anche nei meccanismi di selezione delle candidature, per permettere alle donne di avere accesso a tutte le competizioni, da quelle Comunali fino a quelle Europee.
La rappresentanza politica femminile in Italia è molto bassa rispetto agli altri Paesi Europei e addirittura ad alcuni Paesi Africani come il Congo e il Mozambico. Eppure dal giorno in cui sono state ammesse le donne al voto, nel 1946, di strada se n'è compiuta ed è stato fatto un altro passo in avanti che fissa un obiettivo sostanziale: più forte presenza delle donne in politica. Per raggiungerlo gli Organi competenti, in primis le Regioni, devono dotarsi di idonei strumenti. Attualmente solo il 9,2% sono le donne presenti in Parlamento, mentre nelle Regioni e nelle Province la percentuale è dell'11,6% e nei Comuni sensibilmente più alta.
I motivi di questa assenza femminile nelle istituzioni sono più che altro dovuti a fattori di natura socio-culturale; per modificarli occorre molto tempo in quanto essi investono la coscienza collettiva.
Si tratta di cambiare una "mentalità" frutto di un retaggio storico sensibilizzando l'opinione pubblica con adeguate campagne e misure concrete e di promuovere l'impegno sociale e civico della donna che in molti ambiti eccelle, come quello educativo, assistenziale, lavorativo e imprenditoriale, e di trasferirlo nella politica la quale, grazie alle esperienze e alle ricchezze femminili, può trarne grande vantaggio per un ri-equilibrio partecipativo della politica stessa.
E' pur vero che "il campo di lavoro" è diverso, ma le donne sono in Italia il 52% dell'elettorato e hanno il diritto-dovere di rappresentare le istanze e le sensibilità della loro base, la quale deve peraltro supportare con convinzione le proprie elette; convinzione non maturata perché si tende ancora a considerare l'uomo come il legittimo protagonista della gestione dello Stato. Queste ed altre difficoltà oggettive hanno causato un allontanamento delle donne dalla politica tradizionale, quasi una sorta di autoesclusione".
"L'attuale sistema maggioritario (in Italia è in parte misto) accompagnandosi ad un sistema uninominale, implica campagne elettorali fatte di scontri e di pubblicità spesso sleale, per cui le candidate hanno necessità di una forte rete di sostegno che spesso manca; questo sistema tende così ad escludere forze che sono ai margini della politica, quindi non solo le donne, ma anche i giovani e gli anziani", sono le considerazioni del Ministro di Giustizia francese Elisabeth Guigon.
Eppure le donne impegnate, specie nelle amministrazioni locali, hanno approcci e soluzioni più immediate rispetto ai problemi quotidiani della gente e non amano disperdersi in dispute spesso inconcludenti, ma agire con rapidità ed efficacia; inoltre prediligono una dimensione più umana e concreta della gestione della cosa pubblica, rispondendo al bisogno dei cittadini di mantenere i contatti con coloro che li rappresentano.
Con l'integrazione dell'art. 51 della Costituzione, anche se si dovrà attendere per forme attuative vere e proprie, il mondo politico ha recepito queste esigenze.
 
 

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