IL PELO NELL'UOVO
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Veron@ quotidiano - edizione del 23 maggio 2003
Luoghi comuni e diritti umani
di Flavio Filini
Uno dei ritornelli ricorrenti quando nascono proteste e i pacifisti manifestano e' "dov'erano i pacifisti (o i no-global, o gli ecologisti, o chi preferite voi) quando ... e qui potete inserire una delle numerosissime tragedie della storia umana.
Proviamo ad usare lo stesso sistema e vedrete quanto sia facile usare questo tipo di fuorviante argomento.
Il diritto internazionale e' alla base della recente guerra in Iraq, almeno secondo gli USA. Dov'erano allora i difensori della legalita' quando la Corte Internazionale di Giustizia ha condannato ripetutamente gli stessi USA per i processi di cittadini messicani, terminati con condanne a morte, senza rispettare le regole previste dalla Convenzione di Vienna del 1963 a tutela di cittadini di stati stranieri, che parlano tra l'altro una lingua diversa. Se si crede che si tratti di un caso isolato faccio notare che finora sono 51 le sentenze di morte illegali contestate e i fatti spaziano dal 1979 ad oggi. La Corte internazionale pero' non viene riconosciuta dagli USA.
Nel frattempo la Federazione Russa ha firmato la Convenzione Europea dei Diritti Umani e ha accettato che la Corte dei Dirirtti Umani di Strasburgo decida dei ricorsi di cittadini ceceni contro l'operato dell'esercito russo nel 1999 e nel 2000.
La mia fonte e' il numero del 3 febbraio 2003 di Time, la prima notizia occupa un piccolo spazio in coda alle notizie brevi, mentre alla seconda vengono dedicate due mezze pagine con riquadro in risalto.
3) Il Consiglio comunale di Verona ha approvato recentemente un ordine del giorno che richiama la violazione dei diritti umani in Turchia (per non sbilanciarsi ha discusso anche di Cuba, ma di quella si occupano gia' gli USA).
Ma il governo turco e' nella NATO ...
Il Consiglio Comunale di Verona
considerato:
che sono nove anni che l'Onorevole Leyla Zana, prima e ultima donna curda eletta al Parlamento turco nel 1991, è in carcere per reati di opinione;
che la sua colpa è l'aver pronunciato, sia in turco che in curdo, lingua allora proibita per legge in Turchia, con alcuni colleghi del suo stesso partito, all'atto del giuramento di fedeltà alla Repubblica turca, obbligatorio per i parlamentari di questo Paese all'inizio del loro mandato, le seguenti parole: "sono stata obbligata ad adempiere alla formalità richiesta, io lotto per la fraterna convivenza del popolo curdo e del popolo turco in un quadro democratico";
che è ritenuta responsabile di aver successivamente denunciato, in un viaggio con altri membri del Parlamento della Turchia in Europa e negli Stati Uniti d'America, la violazione dei diritti umani in Turchia a danno del popolo curdo;
che per questi fatti Leyla Zana e i suoi colleghi sono stati accusati di alto tradimento e di separatismo;
che al processo, nel dicembre del 1994, la procura ha chiesto per loro la pena di morte;
che il tribunale aggiunse alle accuse anche quella di terrorismo;
e che la condanna fu a quindici anni di carcere;
considerato inoltre:
che il Parlamento Europeo ha insignito Leyla Zana nel dicembre del 1996 del Premio Zakharov per la sua lotta a difesa dei diritti umani;
che il Parlamento Europeo il 13 dicembre 2001, all'unanimità, ha condannato la Turchia per il protrarsi illegale della carcerazione di Leyla Zana;
che il 17 luglio 2001 la Corte di Giustizia per i Diritti Umani di Strasburgo, espressione del Consiglio d'Europa, del quale la Turchia fa parte, ha condannato la Turchia per quel processo, ritenendo illegittimi: le accuse, la composizione del tribunale, le condizioni nelle quali la difesa fu costretta ad operare e la condanna;
che la Turchia, in quell'occasione, non solo è stata condannata al pagamento dei danni alle vittime del processo, ma anche a ripristinare nella misura del possibile, secondo lo Statuto del Consiglio d'Europa, le condizioni nelle quali le stesse erano prima del processo, cioè a procedere alla loro liberazione;
considerato infine:
che la Turchia, dopo essersi a lungo limitata al pagamento dei danni, ha iniziato il 28 marzo u.s. un nuovo processo a Leyla Zana e dei suoi colleghi;
che al termine della prima sessione del nuovo processo il tribunale non ha scarcerato gli imputati;
che il processo è stato aggiornato al 25 aprile p.v.
impegna il Sindaco la Giunta:
a invitare il Governo e il Parlamento italiani a farsi promotori di interventi presso la Presidenza della Repubblica, il Governo e il Parlamento della Turchia finalizzati all'ottenimento del pieno rispetto, da parte della Turchia, della sentenza della Corte di Strasburgo e dello Statuto del Consiglio d'Europa a proposito del caso di Leyla Zana e dei suoi colleghi, quindi ad ottenere sollecitamente la loro scarcerazione;
a dare conto, direttamente, di quest'ordine del giorno alla Presidenza della Repubblica, al Governo e al Parlamento della Turchia.
(Fiorenzo Fasoli)