L'ANGOLO
VERDE
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Veron@ quotidiano - edizione
del 18 giugno 2003
Dite la vostra sul futuro di Verona (2)
Piano Regolatore Generale
da
Rifondazione Comunista
Note ed osservazioni
al documento: Principi ed obiettivi del nuovo PRG.
Il confronto non può
che partire dalla lettura della realtà socioeconomica della città,
dalla situazione in cui è inserita, dall'evidenziazione di ciò
che, nel bene e nel male, finora è stato determinato e, da qui,
costruire l'ipotesi di città che si pensa per il futuro, con l'identificazione
del ruolo e delle finalità complessive conseguenti.
Il documento licenziato
dalla giunta dichiara che la prima parte di questo percorso è inutile,
superato, perché i lavori fatti finora avrebbero esaurita la necessità
di conoscenza della struttura socioeconomica e della struttura urbana e
territoriale, ammettendo come necessari eventualmente solo circoscritti
aggiornamenti. E' un'affermazione molto rischiosa se non proprio sbagliata,
figlia di una concezione di neutralità della scienza e, comunque,
incentrata su una continuità sostanziale con il passato.
L'apertura del confronto,
invece, con la città fin dai principi e dagli obiettivi del PRG
è condivisa anche se la lunga attesa e la conclamata esigenza della
sua definizione pur contribuendo ad evidenziarne tutta la priorità,
non può spingere a percorsi affrettati, superficiali, con forte
rischio di correttezza formale, ma non sostanziale.
A questo proposito
anche la scadenza della fine di maggio appare troppo ristretta ed inadeguata
soprattutto per un vero ed approfondito confronto.
La realtà veronese
è senza dubbio ricca, generalmente benestante, scarsamente dinamica,
anche se sarebbe sbagliato definirla immobile, ma dove non mancano certo
le contraddizioni a partire da quelle sociali spesso figlie proprio di
un contesto difficilmente permeabile alle nuove esigenze.
Non occorre far riferimento
alle classiche categorie deboli come anziani e/o portatori di handicap,
basta pensare ai giovani, ai migranti e subito appare con tutta evidenza
la carenza complessiva di luoghi, risposte, politiche adatte ai bisogni.
Assieme a spazi per
l'aggregazione giovanile, la città deve operare le scelte opportune
per favorire il suo diventare sempre più solidale ed accogliente.
La città va
considerata nel suo insieme senza distinzione tra centro e periferie.
E' la policentralità
storica del suo tessuto urbano che deve trovare adeguata rivalutazione,
visti i molti centri storici minori ancor oggi punti di riferimento dell'organizzazione
sociale e portatori di una certa vivacità culturale che non deve
andare dispersa.
Le linee guida, in
questo contesto, non possono che essere di riqualificazione dei centri
dei quartieri e delle frazioni e di rivitalizzazione del centro storico
maggiore anche attraverso una politica abitativa che vi favorisca l'insediamento
di nuovi nuclei familiari.
Il PRG ancor oggi
vigente, era costruito attorno ad una città di circa 450.000 abitanti,
quasi doppia rispetto all'attuale. Ora, visto anche il trend consolidato
degli ultimi anni, per Verona è ragionevole ipotizzare una dimensione
di poco superiore all'attuale.
Da ciò ne deriva
che è corretto abbandonare, per la città, ogni ulteriore
ipotesi espansionistica dell'edificato, ma che l'attenzione maggiore deve
essere nell'utilizzo del costruito, nel recupero del degradato, comunque
nell'adeguamento dell'esistente.
E' sotto gli occhi
di tutti la scarsa vivibilità dei quartieri, il non rispetto degli
standards urbanistici e la forte carenza di verde disponibile.
Logiche come quelle
della monetizzazione hanno prodotto situazioni talmente inaccettabili che
hanno bisogno, ora, di una forte politica di compensazione.
In questo contesto, i parchi delle mura,
dell'Adige e della collina devono essere con forza riproposti, superando,
per la collina, ogni tentazione di allentamento degli attuali vincoli.
Il confronto con le
amministrazioni della corona è indispensabile, come risulta strategico
il rapporto con le città dell'area metropolitana, dalla quale non
possono essere escluse né Vicenza, né Rovigo.
Di particolare rilievo
è il tema della mobilità e del traffico.
Qui la discussione
non è né facile né scontata. Finché il modello
di riferimento rimane l'uso individuale dell'auto privata non c'è
scampo alla continua realizzazione di nuove arterie ed ulteriori piccole
e grandi strade. Ma nuove strade significano ulteriore traffico e così
la spirale non trova limite.
Da questo punto di
vista è l'ora delle scelte. Il piano della mobilità deve
essere incentrato sulla realizzazione di un forte sistema di trasporto
pubblico e sulla differenziazione del mezzo di trasporto.
A questo proposito
la tramvia deve essere l'asse portante tanto da poterla estendere anche
ai comuni confinanti, ma occorre pensare anche alla realizzazione di una
rete di metropolitana utilizzando le reti FS che arrivano alla stazione
di P.N. da tutti i punti cardinali. Integrazione tra i modi di trasporto,
parcheggi scambiatori, piste ciclabili e trasporto pubblico devono essere
l'ossatura portante dell'intero sistema.
Non si tratta di dichiarare
guerra al mezzo privato, ma di pensare, con serietà ed impegno,
ad una proposta che da una parte garantisca la risposta affidabile alla
richiesta e alla necessità di mobilità e, dall'altra, offra
certezze dal punto di vista della vivibilità e ci protegga dall'eccesso
di inquinamento che finora siamo costretti a sopportare.
In questo senso diventa
indispensabile razionalizzare la dislocazione dei poli attrattori di traffico,
a cominciare dagli uffici pubblici, dalle scuole o dalle strutture di cura,
per arrivare a far diminuire la domanda di traffico e di necessità
di trasporto individuale.
Ma una città
come Verona è anche un centro produttivo di grande importanza. Il
settore primario, pur significativo, sconta la forte riduzione delle aree
a disposizione, il terziario è troppo spesso indicato, anche a sproposito,
come potesse avere uno sviluppo infinito, ma non va certo dimenticato il
secondario.
Verona è una
delle poche città italiane ad avere una industria pesante a poche
centinaia di metri, in linea d'aria, dal centro. Se ciò è
anomalo, per cui è necessario ricercare una soluzione, non si può
certo abbandonare del tutto il settore secondario che, invece, va selezionato
nelle produzioni, ma garantito in aree idonee ed allo scopo individuate.
Le forti trasformazioni
subite nel tempo dalla città, l'hanno dotata di importantissime
strutture di rilevante valore culturale, storico, architettonico e paesaggistico.
Se a queste si aggiungono
le strutture militari in disuso od in via di dismissione appare evidente
che il volto della città può essere radicalmente trasformato.
Abbiamo davanti l'occasione
non rinviabile per una valutazione complessiva che decida destinazioni,
compatibilità e armonizzazioni rispetto a vocazioni, esigenze e
problematiche connesse che aspettano le soluzioni più adeguate.
In tutto il percorso
che porta alla formalizzazione delle decisioni vanno chiariti il rapporto
e le interconnessioni tra lo strumento del PRG ed il piano strategico.
Logica vuole che i due strumenti debbano
trovare una sintesi che li accomuni, anzi il secondo è da ritenere
perfino propedeutico e funzionale al primo.
Ipotizzare invece strade parallele tra i
due strumenti oltre che fuorviante ed improduttivo appare anche contraddittorio.
La sfida e l'impegno
deve stare nell'assumere le scelte coerenti con l'impostazione decisa,
con il pieno coinvolgimento della città e di tutte le sue forze.
E' un percorso complesso,
che richiede del tempo, ma che deve avere come cardini irrinunciabili la
partecipazione e la trasparenza.
Rifondazione Comunista
è pronta a fare la sua parte.
Il Segretario provinciale Il Capogruppo in
Consiglio Comunale
Renato Peretti Fiorenzo Fasoli
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