data: aprile 9, 1999 |
Animali in Città
- a cura di Lionello Gabrielle,
veterinario
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Il termine "Fotodermatite" è spesso usato per definire un'anormale
reazione cutanea
all'esposizione al sole.
Le fotodermatiti possono essere distinte in fototossiche, fotosensibili,
fotoallergiche e di eziologia varia. Le reazioni fototossiche nel cane
e nel gatto solitamente
compaiono su zone del corpo con cute chiara, depigmentata o coperta
di pelo rado:
la dermatite solare e il conseguente carcinoma a cellule squamose del
gatto bianco,
e la dermatite nasale del cane sono esempi classici di queste reazioni
fototossiche.
Attualmente si ritiene che il lupus eritematoso e il pemfigo eritematoso
siano malattie autoimmuni le cui manifestazioni peggiorano a seguito dell'esposizione
solare.
PATOGENESI:
Negli animali il fotoprotettore principale è il mantello: la
quantità di protezione offerta dipende dal colore, dalla lunghezza
e dalla densità. In generale le zone in cui il
peso presenta una minore densità (ad esempio il ventre, i fianchi,
la faccia e le orecchie) sono più inclini a una fotodermatite. La
melanina è considerata la principale
difesa della cute contro gli effetti solari, anche i mantelli scuri
contengono melanina e offrono ulteriore protezione alle aree non glabre.
La funzione protettrice della melanina risulta evidente nei casi di
dermatite solare
nasale: nei cani provvisti di pigmentazione a chiazze della regione
nasolabiale, i punti pigmentati sono raramente o scarsamente affetti, a
confronto con le aree non pigmentate. Le dermatiti solari croniche dei
gatti bianchi possono essere accompagnate da erosioni e ulcerazioni: proprio
in questi siti si sviluppano frequentemente i carcinomi a cellule squamose
più invasivi.
QUADRO CLINICO:
Dermatite solare nasale canina
Si sviluppa in animali che hanno una regione nasolabiale scarsamente
pigmentata. Le lesioni possono svilupparsi inizialmente sia alla giunzione
tra la cute glabra e quella coperta di peli della regione nasolabiale,
sia sul tartufo stesso. Le aree prive di pigmento diventano eritematose:
l'eritema iniziale può assomigliare a una vera scottatura solare,
come si osserva nell'uomo. Con una esposizione più cronica, le zone
affette possono ulcerarsi e formare delle croste. I casi cronici gravi
possono evolvere in ulcerazione profonda e deformazione delle radici e
della regione distale del tartufo. Le principali diagnosi differenziali
sono con: lupus eritematoso sia discoide che sistemico, il pemfigo eritematoso
e quello foliaceo, la dermatomiosite, le patologie infettive, incluse le
infezioni nasali batteriche fungine e varie forme neoplastiche.
Dermatite solare canina
L'osservazione anamnesica più frequente, che coincide con lo
sviluppo della malattia, è che il cane ama stendersi al sole: speso
giace su un fianco più a lungo che sull'altro, e la malattia clinica
sarà più grave nelle zone più lungamente esposte al
sole. Alcuni casi possono essere aggravati da ulteriori fattori ambientali:
per esempio animali tenuti in un cortile o in un patio di cemento chiaro,
o all'aperto, in regioni molto nevose. I fianchi e l'addome ventrolaterale
sono le parti interessate più frequentemente, in second'ordine il
dorso del naso, le pinne e le aree del garretto laterali o mediali. Le
lesioni iniziali si presentano come eritema e formazione di scaglie, quelle
più avanzate appaiono ispessite. Anche in questo caso con il cronicizzarsi
della malattia si può sviluppare un carcinoma a cellule squamose.
Dermatite solare felina
La dermatite solare felina è una dermatite attinica cronica
tipica dei gatti che hanno zone di pelo bianco e che rimangono a lungo
esposti alla luce solare. Da essa si può sviluppare un carcinoma
a cellule squamose. Le zone più colpite sono le orecchie, le palpebre,
il naso, le labbra e la faccia. Le lesioni iniziali compaiono frequentemente
sul margine delle orecchie con un eritema (scottatura solare). Durante
il corso della malattia si possono notare segni di disagio da parte dell'animale
quali prurito e il movimento delle pinne. Un'altra zona colpita frequentemente
è il dorso del naso, spesso sono interessati anche i margini delle
palpebre e le labbra. Tra le principali diagnosi differenziali ricordiamo:
le malattie autoimmuni (pemfigo e lupus), le reazioni da farmaco e le varie
dermatopatie pruriginose (rogna notoedrica, l'acariasi otodettica e le
allergie alimentari).
Diagnosi:
Una diagnosi suggestiva può essere emessa facilmente considerando
l'anamnesi e l'esame fisico. Nella maggior parte dei casi viene segnalata
una continua esposizione al sole. Il riscontro di lesioni eritematose in
zone depigmentate o coperte da pelo rado, a seguito di una esposizione
solare, è suggestivo di dermatite solare. Sia una diagnosi probabile,
che quella definitiva, richiedono il contributo dell'istopatologia.
Terapia:
La terapia più ovvia in tutte e tre le forme di dermatite, è
quella di evitare l'esposizione ai raggi solari. Si possono utilizzare
dei filtri solari: si raccomandano prodotti con fattori di protezione solare
elevati e resistenti all'acqua. Nella dermatite nasale si può ovviare
alla depigmentazione utilizzando dei pennarelli neri oppure il tatuatore
ma attenzione alla possibile reazione all'inchiostro. Reazioni ai tatuaggi
possono presentarsi più frequentemente in caso di malattie autoimmuni.
Per quanto riguarda la terapia medica, le lesioni solari allo stato iniziale,
in qualsiasi parte del corpo possono essere trattate con corticoidi topici
o sistemici. Non occorre che le preparazioni topiche siano molto potenti,
l'applicazione verrà effettuata ogni 12-24 ore per la prima settimana
e successivamente secondo necessità. Se per ridurre l'eritema è
necessaria una terapia sistemica, in genere è sufficiente un breve
ciclo
di pednisone per via orale ogni 24 ore per 3-5 giorni, che può
essere continuata successivamente a giorni alterni. I casi più lievi
sono stati trattati anche con il beta-carotene. Scelte terapeutiche più
specialistiche sono l'ipertermia, la criochirurgia, la fotochemioterapia,
la radioterapia e l'escissione chirurgica.
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